NUOVE FORME DI FAMIGLIA

NUOVE FORME DI FAMIGLIA

Chiunque lavora in contesti, istituzionali o meno, svolgendo ruoli e mansioni che lo collocano in una relazione d’aiuto, si trova spesso nella necessità di dover riformulare con se stesso una nuova visione dei sistemi familiari con cui entra in contatto.

Ognuno di noi continua ad avere nella propria mente un modello di famiglia che potremmo definire “tradizionale”, una famiglia cioè monogamica, eterosessuale, procreativa, intenzionalmente duratura nel tempo, con una chiara distinzione fra donne e uomini, spesso anche “estesa”, cioè composta non solo da padre, madre, figli, ma anche nonni, zii, cugini, non di rado conviventi nella stessa casa, come un’unità, rimarcando in qualche maniera il modello di famiglia patriarcale.

Tutto questo, però, sembra essersi volatizzato perché dobbiamo constatare che ci troviamo davanti a “famiglie nuove”, che comprendono modalità diverse dello stare insieme, che costringono a spostare l’attenzione dalla struttura alle qualità dei legami, ma che non possono essere sottovalutate, se si vuole offrire una risposta utile ai mille problemi che le famiglie evidenziano.

Da una famiglia “lineare”, ma soprattutto una nella sua struttura, ci troviamo, infatti, davanti a modi­ficazioni e complessità del tutto nuove, a volte difficili da capire e da accettare, una complessità, soprattutto, che potremmo definire cangiante e che ha poco senso giudicare, anche perché lo spazio temporale di queste trasformazioni è ancora molto breve per riuscire a coglierne tutte le possibili conseguenze.

Proviamo a passarne in rassegna alcune, un volo di rondine, senza pretese di formulare giudizi e valutazioni.

Famiglia nucleare

Un tipo di famiglia che predomina ancora oggi, sebbene non rappresenti la maggioranza assoluta. Secondo alcune stime, si attesta intorno a un quarto delle famiglie odierne. È composta da padre, madre e figli. Non include altri parenti, ma mantiene la stessa tradizionale struttura di base. Pronta, almeno ufficialmente, a durare nel tempo “finché morte non ci separi”.

Famiglia monoparentale

È costituita da un nucleo familiare nel quale un genitore si assume la responsabilità principale di crescere i figli, senza la presenza di un partner. Le famiglie monoparentali possono essere il risultato di una separazione, un divorzio, la morte di un coniuge o una scelta consapevole di genitorialità. Sono aumentate e allo stato attuale si stima raggiungano circa l’11%. In esse troviamo l’assenza assoluta di uno dei due genitori, di solito il padre, tuttavia, cresce il numero di famiglie in cui è la madre a lasciare la casa. In questi casi, se il carico che ricade sul padre, viene vissuto come eccessivo, porta questo ad accettare l’aiuto di altre persone, che iniziano ad avere un’influenza importante sui figli. Questo tipo di famiglia, guardata un tempo con curiosità se non con sospetto, non suscita, allo stato attuale, nessuna reazione particolare.

Famiglia Separata

Ci troviamo davanti alla coppia divorziata dove comunque ciascun genitore continua a esercitare il proprio ruolo in un modo o nell’altro. In questo caso non c’è la totale assenza di uno dei genitori, ma piuttosto una rottura nella loro convivenza. La sensazione prevalente è il lutto di chi subisce la sepa­razione ed il senso di colpa di chi agisce nella separazione. Le dinamiche oscillano prevalentemente dal conflitto pubblico alla negoziazione obbligatoria, nel tentativo di mantenere una rete di legami nonostante il conflitto e la separazione. Tutto questo è in aumento negli ultimi tempi.

Famiglia Ricomposta

Queste famiglie sono il risultato di separazioni o divorzi precedenti, in cui uno o entrambi i genitori decidono di formare una nuova famiglia con un nuovo partner. In queste famiglie, i figli possono provenire da relazioni precedenti, diventando fra di loro fratelli di fatto. È una delle configurazioni più complesse poiché richiede grandi sforzi nel definire ed esercitare i nuovi ruoli. Si tratta di rista­bilire nuovi legami di fiducia, a partire dalla stessa istituzione matrimoniale, di operare l’apertura al “terzo”, l’allargamento della rete familiare e parentale, la negoziazione delle differenze, la formazione di nuovi legami che prevede una graduale maggiore intimità e una continua negoziazione. La genito­rialità, all’interno di queste famiglie, richiede un’aperta comunicazione, una collaborazione e una comprensione tra tutti i membri del nucleo. Questo modello familiare può offrire ai bambini oppor­tunità di costruire relazioni significative con figure genitoriali e fratelli acquisiti.

Famiglia Omogenitoriale

È uno dei modelli più recenti. Sono famiglie costituite da coppie dello stesso sesso che hanno deciso di avere figli insieme, attraverso l’adozione, la fecondazione in vitro o altre opzioni legalmente rese possibili nel proprio paese. Anche se la letteratura scientifica dà ampia dimostrazione del fatto che queste famiglie sono assolutamente in grado di esercitare una adeguata funzione genitoriale, esse risultano ancora la categoria più stigmatizzata, delegittimata e patologizzata dal giudizio della società. L’esistenza di questo tipo di famiglia non è ancora legale in molti paesi e, pertanto, non esistono abbastanza studi disponibili per determinare l’entità dei suoi effetti, soprattutto sull’educazione dei figli. L’incognita futura è rappresentata dalla riscoperta della paternità e maternità, la negoziazione dei ruoli, la stabilizzazione della relazione, la competitività dell’identità di genere nella dinamica genitoriale.

Famiglia Affidataria/Adottiva

Sono famiglie caratterizzate dalla disponibilità all’accoglienza di bambini che non possono vivere con i loro genitori biologici a causa di situazioni di abuso, negligenza, grave dipendenza o altre pro­blematiche che limitano le capacità di un esercizio consapevole delle proprie responsabilità genito­riali. Queste famiglie offrono un ambiente sicuro e amorevole per i bambini, fornendo loro una nuova opportunità di crescita e sviluppo. La genitorialità al loro interno richiede una dedizione a lungo ter­mine, oltre che un sostegno emotivo e pratico, sia per i genitori, sia per i bambini, che spesso proven­gono da percorsi esperienziali traumatici. Tendono a essere famiglie stabili e ben aggregate, sebbene in una minoranza di casi le motivazioni che spingono a una simile scelta possono essere compensative e in questo caso le dinamiche che ne possono scaturire rischiano di determinare situazioni conflittuali, sia fra i coniugi, sia con i figli.

Famiglia Senza Figli

Le famiglie senza figli sono un altro modello familiare che sta diventando sempre più comune nella società moderna. Ciò può essere dovuto a scelte personali, come la carriera, la salute o lo stile di vita, oppure a difficoltà di fertilità. Queste famiglie si concentrano su altre forme di relazioni e di investi­mento emotivo, come il sostegno alle comunità, lo sviluppo personale, l’esercizio di funzioni di sup­porto per figli di famiglie amiche e/o consanguinee, l’adozione di animali domestici. In quest’ultimo caso, l’animale diventa una parte fondamentale della vita, come se fosse un figlio, anche se non c’è ancora accordo sulla convenienza di umanizzare gli animali fino a questo punto. È un’altra delle configurazioni familiari in aumento, di solito formate da persone con alto status sociale e con elevate aspettative professionali, che non credono che il ruolo dei genitori li soddisfi e vedono il partner come compagno/a di vita e soprattutto di obiettivi.

Famiglia multiculturale/multietnica

Queste famiglie rappresentano un mondo pieno di colori, pieno di ricchezze, ma a volte anche pieno di problemi. Non tanto per i due partner, ma soprattutto per i figli, a partire dal bilinguismo, che per essere una ricchezza va gestito in maniera intelligente sui piani educativi. I genitori, poi, hanno un mandato trigenerazionale da rispettare, si ritrovano quindi divisi tra conservazione e innovazione, immersi in una continua dinamica di negoziazione, soprattutto con i figli. Aspettative e delusioni si incrociano, come si incrociano integrazione e isolamento, accettazione e rifiuto.

Famiglia di persone anziane

È tale quando i genitori restano soli, una volta che i figli sono diventati adulti e vanno via di casa. Solitamente, una volta superato il lutto del “nido vuoto”, la coppia si riavvicina e riprende a fare piani e progetti insieme. Le coppie che arrivano a questo punto formano di solito una famiglia solidale e tollerante.

Conclusione

La conoscenza di queste nuove configurazioni familiari, delle dinamiche che le caratterizzano, ma soprattutto l’accettazione, libera da ogni pregiudizio possibile, della loro dimensione di vita, diven­tano condizioni indispensabili per fondare una sana relazione d’aiuto. La cura e l’accudimento dei propri figli, le difficoltà nei processi educativi, la gestione dei conflitti, la difficoltà nelle relazioni con i vari sistemi di riferimento, tutti problemi che emergono in una relazione di aiuto, possono tro­vare risposte possibili se ci si rende conto che la realtà del sistema famiglia non è scontata, non è più prevedibile nella sua struttura, ma soprattutto non deve necessariamente corrispondere al nostro mo­dello familiare di riferimento.

di Antonio Gentile

(cfr. Presenza Cristiana 4/2024)

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