LA STORIA DI NHAT E LAM

LA STORIA DI NHAT E LAM

DUE DIACONI DEHONIANI VIETNAMITI

(Nhat e Lam rispettivamente primo e secondo da destra) Il cristianesimo, in Vietnam, è una religione minoritaria. Circa il 70% della popolazio­ne vietnamita non appar­tiene a nessuna religione organizzata; il 15% circa è buddista (corren­te Mahayana); i cristiani rappresentano circa l’8,5% della popolazione e la maggioranza (circa il 7,5%) è di confessione cattolica. Il Vietnam è, ufficial­mente, uno stato ateo, anche se la sua costitu­zione riconosce la libertà di religione, con le limitazioni stabilite dalla legge. Tale legge, approvata nel 2004 e aggiornata nel 2018, asserisce che tutte le religioni hanno uguale legalità e i fedeli di ogni professione religiosa sono liberi di seguire il proprio culto. Tuttavia, ogni religione si deve registrare e ottenere il riconoscimento governativo. Tra quelle riconosciute dal governo vi sono: budd­hismo, cristianesimo, islamismo, religione bahai, caodaismo, hoahaoismo e altre religioni minori. 

I Dehoniani in Vietnam

La comunità Dehoniana presente nel Vietnam, è un’entità molto giovane. È stata istituita come “Di­stretto” il 12 agosto 2013 e la sua presenza è cresciuta rapidamente, grazie a un buon numero di vocazioni. Tra costoro ci sono Nguzen Van Nhat e Dang Ngoc Lam. Sono due diaconi che si appre­stano ad essere ordinati sacerdoti, ma che, attualmente, si trovano in Italia, per affrontare gli studi di specializzazione in materie teologiche. Per alcuni mesi, perché imparassero la nostra lingua , sono stati accolti nella comunità dehoniana di Napoli, sostenuti, nei loro studi, dai nostri generosi benefattori.

Nhat (35 anni) e Lam (40 anni)

Tutti li chiamano Antonio, 35 anni, e Giovanni 40 anni, a causa dei loro nomi vietnamiti impronuncia­bili. Provengono, entrambi, da famiglie cattoliche da varie generazioni, rimaste ancorate alla fede anche in assenza, per moltissimo tempo, di sacerdoti. Ora, c’è stato un grande cambiamento e i sacerdoti vietnamiti si trovano facilmente; ma, come racconta Antonio (Nguzen Van Nhat), “quando ero bambino non ho mai visto un sacerdote o missionario”. Alla domanda perché abbia deciso di voler diventare prete, Antonio, come un fiume in piena, ha continuato il suo racconto: “Da piccolo, con mio nonno, andavo in chiesa, ma non c’erano sacerdoti. Avevamo la Messa solo la domenica. Io ho iniziato a fare il ministrante, servendo la messa: un servizio che ho svolto per 10 anni. Poi il sacerdote mi fece l’invito a diventare prete; ma mi disse che dovevo studiare molto. Per me è stata una sfida”.

Gli studi

Giovanni (Dang Ngoc Lam) avverte un grande senso di gratitudine nei confronti del proprio parroco che lo ha sostenuto economicamente negli studi.

Dopo le scuole superiori, i due ragazzi hanno sostenuto gli esami di ammissione, per accedere all’università di Ho Chi Minh City per Antonio e di Đà Lạt per Giovanni, dove hanno frequentato, entrambi, la facoltà di storia e cultura del Vietnam. Ma la laurea è stata soltanto una tappa nella loro ricerca vocazionale: il loro intento era di seguire la propria inclinazione verso il sacerdozio tra i dio­cesani, in quanto non conoscevano né ordini religiosi né congregazioni… quindi, sono tornati nella loro parrocchia di origine, per vivere con il parroco (vietnamita). Infatti, in Vietnam, quando un gio­vane desidera diventare sacerdote, deve iniziare a fare comunità con il parroco. In seguito, sarà lo stesso parroco a presentarlo al seminario, dopo che il candidato avrà superato un esame di cultura religiosa e sociale, dimostrando di saper leggere e comprendere la realtà in cui vive e di sapersi districare con le metodologie catechistiche. Al primo dei tre tentativi, consentiti per la prova di in­gresso in seminario, Giovanni, al contrario di Antonio riesce a superare la prova.

L’incontro con i Dehoniani

Qui le due storie si dividono. Antonio, ancora intento a studiare per prepararsi al secondo tentativo di esame per l’ingresso in seminario, ha occasione di incontrare i Dehoniani. Agli inizi del 2012, un sacerdote Dehoniano visita il villaggio, dove viveva un cugino, che, con un piccolo gruppo di studenti, viveva in comunità con i Dehoniani: “È stato lui che mi ha presentato ai Padri, e nel febbraio 2012 sono andato a Ho Chi Minh City per iniziare la mia esperienza comunitaria”.

Giovanni, invece, superata nel 2009 la prova di ingresso, entra in seminario e vi rimane per due anni. Nel 2012, dopo un incontro con un sacerdote Dehoniano, viene molto colpito dalla spiritualità di quel religioso, tanto da lasciare il seminario diocesano per entrare nella comunità Dehoniana.

Gli studi tra i Dehoniani

Il punto di partenza per Antonio e Giovanni, ormai uniti nel percorso verso il sacerdozio tra i deho­niani, è lo studio della lingua inglese. Per poter frequentare gli studi filosofici e teologici si spostano nelle Filippine, dal momento che in Vietnam, non c’era ancora la possibilità di frequentare una facoltà teologica.

Nell’ottobre del 2013, insieme ad altri 5 giovani vietnamiti, sono nelle Filippine, dove i Dehoniani hanno una comunità di studenti di filosofia e teologia. Entrambi, al termine degli studi regolari, sono ordinati diaconi il 6 febbraio 2024. Ora, dopo aver ultimato gli studi teologici a Manila, si trovano in Italia per intraprendere a Roma, Antonio la specializzazione in diritto canonico e Giovanni in liturgia.

Il futuro di Nhat e Lam

Alla domanda sul loro futuro da sacerdoti, hanno risposto: “Terminati gli studi a Roma, torneremo in Vietnam, tra la nostra gente, per aiutarla, con l’aiuto di Dio, nella difficile arte del vivere quotidiano.”

I Dehoniani, in Vietnam, sono impegnati in diversi settori: nella formazione dei candidati alla vita religiosa e sacerdotale, nelle parrocchie, nell’accompagnamento dei giovani, nell’impegno sociale, nell’insegnamento nelle scuole cattoliche: “Solo pochi anni fa – racconta un religioso – il governo ha permesso alla Chiesa di gestire degli istituti scolastici privati, soprattutto per i minori dai 6 agli 11 anni. Molte di queste scuole sono state affidate alle suore che svolgono un ottimo lavoro, tanto da essere ricercate, come istituzioni educative, dagli stessi funzionari governativi. Adesso, c’è anche la prima università cattolica, che, per il momento, offre solo il corso di teologia. Questo costituisce un segno di grande apertura da parte del governo locale”.

a cura della Redazione di Messis

(cfr. Messis 6/2024)

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