28 Dic RICORDANDO p. NICOLA POERIO
Le mie parole vogliono dare voce al cordoglio di tutte le persone che hanno voluto bene a p. Nicola, e alla sua comunità di Casa S. Maria, ultima, in ordine di tempo, a godere della sua presenza discreta e spiritualmente ricca.
Voglio ringraziare soprattutto i numerosi fedeli di Casa S. Maria, che lo hanno amorevolmente custodito, in casa e in ospedale, in questo ultimo tratto di vita.
Nei confronti di p. Nicola anche io ho uno speciale debito di riconoscenza. Ma ciascuno di noi conserva gelosamente nel proprio animo dei ricordi cari di lui.
È difficile raccontare a parole una vita di qualcuno, ma è ancor più difficile parlare del ministero di un prete che non è mai stato parroco; ma ci sono cose che rimangono custodite… dal Signore che vede nel segreto, e dalla riservatezza delle relazioni che formano gran parte della vita di un prete.
Nicola Poerio è nato a Casabona, attualmente in provincia di Crotone, in Calabria, il 28 agosto 1942. Ha frequentato le scuole medie e il ginnasio qui a Pagliare dal 1953 al 1958; quindi il liceo tra Foligno e Assisi dal 1959 al 1963. Ha emesso la sua prima professione religiosa con i voti pubblici di povertà, castità e obbedienza all’età di 17 anni, nel 1959.
I suoi studi di teologia sono stati presso la pontificia università gregoriana di Roma dal 1964 al1969 con ordinazione sacerdotale il 21 dicembre 1968 presso il collegio internazionale dei dehoniani a Roma. Laureatosi in lettere moderne ha iniziato subito ad insegnare italiano e storia (nostro insegnante di italiano e storia) presso il liceo classico dehoniano di Foligno (Perugia). Il resto è cronaca dei nostri giorni.
Nicola, per vari anni è stato consigliere provinciale ed economo provinciale: un amministratore con competenza e professionalità da cui tanti, che conoscono soltanto la calcolatrice su cui smanettare, dovrebbero prendere non esempio, ma “lezione” di vita. Aveva una bella intelligenza, ma nello stesso tempo è vissuto nella semplicità.
Conoscendo, poi, p. Nicola, mi pare inopportuno approfittare del silenzio che la morte gli impone, per tessere elogi che, da vivo, egli avrebbe rifiutato con dignitosa fermezza, considerandosi uno di quei “servi inutili” di cui parla il Vangelo, ma che arrivano alla sera stanchi, pur avendo trovato nella giornata il tempo per la preghiera, per esercitare la carità (con gesti che mai nessuno conoscerà se non Dio solo!) e anche qualche spazio per pensare e ricordarsi del senso che ha il fare tutto questo.
Lui, è stato la persona più intelligente che io abbia mai conosciuto, e la sua intelligenza, oltre che nel sapere, da lui considerato poca cosa rispetto al rapporto dialogico e critico che aveva con noi “giovincelli”, la sua intelligenza, ripeto, emergeva in un dialogare pacato e sereno, mai con un linguaggio fuori dalle righe… eccetto una volta: in un nostro capitolo provinciale tenutosi a Foligno …là dove certe affermazioni, mancando di un fundamento in re, erano dirette alla sua persona.
Ma chi era p. Nicola Poerio? Era un prete, quale anello debole di una catena che ha sopportato forti tensioni: egli si è trovato stretto tra attese e richieste divergenti dal basso e le sollecitazioni ed esortazioni dall’alto. Si è trovato esposto a sostenere giuste recriminazioni pur nella fragilità.
L’insoddisfazione, provata e manifestata in alcuni momenti della sua vita, sembrava diventare nelle sue mani una sorta di capitale simbolico, una moneta sonante sul futuro. Un modo molto chiaro per mostrare la speranza che lo abitava, e che lo ha guidato nell’attraversamento dei cambiamenti: p. Nicola, espressione di un clero non clericale, ha esercitato un vero e proprio “mestiere”, nel senso etimologico del termine, perché “mestiere” deriva da “ministero”, parola dal valore sacrale che indica un compito alto e nobile, assurto a vocazione…e che ci aspettiamo ancora dai tanti, che hanno pur fatto la stessa scelta religiosa.
Rimarrà sempre impressa nella mia mente la sua figura, la sua postura, a volte, un po’ curva di uno che non s’impone ma preferisce passare inosservato: non aveva un profilo social, ma il candore di un volto vero, come quello dei contadini di una volta. Nelle rare foto risalta lo sguardo di uno abituato a guardarti dritto negli occhi. L’impressione è di un uomo mite: uno che ti fa spazio, ti offre il suo tempo, divide volentieri un pezzo di strada con te, senza chiederti chi sei.
Per noi, ora, è fondamentale coltivare la consapevolezza del limite della nostra esistenza terrena: questa ci dà la giusta misura del vivere. Se uno non pensa mai alla morte, rischia di assumere davanti alla vita e davanti ai propri fratelli lo sguardo arrogante di chi si sente signore e padrone, anche titolato, ma privo di credibilità!!!
È bene ricordare che di noi, dopo, resterà solo il “bene compiuto” …
Mi piace pensare che per p. Nicola, morire è, un po’, come “tornare a casa sentendosi atteso”. Caro Nicola, tu sei ormai nell’abbraccio misericordioso di Dio, ricordati di noi che siamo per via e che di questa misericordia e tenerezza abbiamo tutti… un estremo bisogno…sì, un estremo bisogno perché ci manca!!!
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