
09 Mag DILEXIT NOS: CI VUOLE CUORE
La quarta enciclica di papa Francesco
Dilexit nos: Lettera enciclica sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo, è la quarta enciclica di papa Francesco, scritta nel suo dodicesimo anno di pontificato e pubblicata il 24 ottobre 2024. Segue Fratelli tutti (3 ottobre 2020), Laudato sì (24 maggio 2015) e Lumen fidei (29 giugno 2013), Quest’ultima scritta a quattro mani con Benedetto XVI. Contestualmente, Dilexit nos è la quarta enciclica dedicata al tema della devozione al Sacro Cuore di Gesù, dopo l’Annum Sacrum di Leone XIII (25 maggio 1899), la Miserentissimus Redemptor di Pio XI (8 maggio 1928) e, soprattutto la Haurietis Aquas di Pio XII (15 maggio 1956).
Il testo, nell’originale in spagnolo, è composto da 40 pagine, più sei di note. Consta di 5 capitoli e 220 paragrafi. Essa è una raccolta di testi magisteriali sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, con una spiritualità segnata dall’influenza della scuola francese e della Compagnia di Gesù (i gesuiti). L’enciclica è una continuazione dell’etica sociale, affrontata da Francesco nel corso del suo pontificato.
La storia ci racconta come, nel corso della Grande Guerra, le potenze dell’Intesa tentarono di consacrare i propri eserciti al Sacro Cuore di Gesù: un’immagine del Sacro Cuore fu portata ostensivamente al petto, tra gli anni 1915 e 1917, allacciata alle divise dei soldati e impressa sulle bandiere nazionali. A oltre un secolo di distanza, mentre nuove dinamiche geopolitiche infondono paure apocalittiche, la quarta enciclica di Francesco invita a tornare alla fonte delle alleanze: il Sacro Cuore, simbolo antico e nuovo dell’amore cristiano, quale centro delle relazioni umane.
Le apparizioni a S. Margherita Maria Alacoque
L’enciclica è stata preannunciata dallo stesso Papa Francesco, durante l’udienza del 5 giugno scorso: “Stiamo percorrendo questo mese dedicato al Sacro Cuore… Il 27 dicembre dello scorso anno (ndr 2023) ricorreva il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque nel 1673, quando egli rivelò il suo Sacro Cuore come simbolo dell’amore divino, soprattutto per i peccatori. In quell’occasione si è aperto un periodo di celebrazioni che si concluderà il 27 giugno 2025. Per questo sono lieto di preparare un documento per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale. Credo che ci farà molto bene meditare su vari aspetti dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”.
Lo scopo dell’enciclica
È bene ricordare che l’enciclica è una lettera apostolica, indirizzata dal Papa ai Vescovi del mondo intero, su temi centrali della dottrina cattolica. Il suo indirizzo è rivolto, anzitutto, ai membri eminenti, per il servizio nel popolo cristiano, al popolo stesso e, da Giovanni XXIII in poi, a tutti gli uomini di buona volontà.
Lo scopo della Dilexit nos è l’attualizzazione della devozione al Sacro Cuore di Gesù: mediante il tema dell’amore di Cristo, si propone, anche, di essere una riflessione sulle difficoltà del mondo di oggi. Tale testo è in linea con i temi sviluppati da papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato; in particolare, con il desiderio di riabilitare la pietà popolare, che egli considera una forma di teologia. Il Papa incoraggia i fedeli a non confinare questa devozione in un ambito individuale e a preservarne il carattere comunitario. Francesco scrive in preghiera: “Davanti al Cuore di Cristo, chiedo al Signore di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita, che Lui ha voluto abitare come uno di noi. Che riversi i tesori della sua luce e del suo amore, affinché il nostro mondo, che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore” (n. 31): è un invito a riscoprire il dominio politico del cuore.
La presentazione della Dilexit nos
L’arcivescovo di Chieti-Vasto, Mons. Bruno Forte, nella conferenza di presentazione in Sala Stampa Vaticana, accanto a suor Antonella Fraccaro, responsabile generale delle Discepole del Vangelo, ha parlato di “un cambio di passo” non per il Papa, ma di “un cambio di passo per chi ha interpretato il magistero di Francesco come appiattito, schiacciato sul sociale e sul politico e non ha compreso l’ispirazione profonda, presente in tutti i suoi testi… Parlando del Sacro Cuore, il Papa ci ha messo il cuore…evidenziando il tratto esperienziale”. Questa enciclica attinge, infatti, al vissuto personale del Papa, alla sua spiritualità, agli scritti inediti del “figlio spirituale” padre Diego Fares, recentemente scomparso, ma anche al magistero e alle tradizioni del passato. Non va, tuttavia, interpretata in una chiave intimista: quella persistita per anni che sembrava astrarre i credenti da un impegno storico. Anzi, ha detto monsignor Forte, “uno degli aspetti più convincenti è il fatto come Papa Francesco mostri che proprio la devozione al Cuore di Gesù ci chiama a fare esperienza di un amore che si fa storia, carne, presa di posizione a favore degli ultimi”. È “una sorgente da cui scaturisce l’impegno, il compromiso per i più poveri”. Dilexit nos “appare come una sorta di sfida a guardare alto, che significa cercare vie dove non basta solo la logica del più forte che vince, ma occorre capire il dramma umano che tante persone stanno vivendo, per andare loro incontro con scelte coraggiose, a volte perdenti, ma per il bene di tutti”.
Papa Francesco ha scelto di pubblicare la sua nuova enciclica durante uno dei periodi più bui, critici e drammatici per l’umanità. Tensioni e guerre corrosive su più fronti che colpiscono, principalmente, i civili, divario sociale ed economico, consumismo sfrenato e sviluppo tecnologico che minaccia l’individualità dell’uomo: questo è il panorama preoccupante in cui si colloca la “Dilexit nos”. Papa Francesco, però, attraverso la sua enciclica chiede di cambiare lo sguardo, la prospettiva e gli obiettivi personali e collettivi, facendo affidamento su ciò che è veramente importante, ossia il cuore.
Oggi tutto si compra e si paga
“…Sembra che il senso stesso della dignità dipenda da cose che si ottengono con il potere del denaro. Siamo spinti solo ad accumulare, consumare e distrarci, imprigionati da un sistema degradante che non ci permette di guardare oltre i nostri bisogni immediati e meschini. L’amore di Cristo è fuori da questo ingranaggio perverso e Lui solo può liberarci da questa febbre, in cui non c’è più spazio per un amore gratuito. Egli è in grado di dare un cuore a questa terra e di reinventare l’amore, laddove pensiamo che la capacità di amare sia morta per sempre” (n. 218).
Papa Francesco usa questa enciclica per richiamare l’attenzione sulle crisi globali come il consumismo dilagante, gli effetti delle tecnologie disumanizzanti, le guerre e le disuguaglianze sociali. Sollecita, quindi, un ritorno a ciò che è più essenziale: dare un cuore a questa terra. “Ne ha bisogno anche la Chiesa, per non sostituire l’amore di Cristo con strutture caduche, ossessioni di altri tempi, adorazione della propria mentalità, fanatismi di ogni genere…” (n. 219).
“Solo a partire dal cuore – continua papa Francesco – le nostre comunità riusciranno a unire le diverse intelligenze e volontà e a pacificarle, affinché lo Spirito ci guidi come rete di fratelli, perché anche la pacificazione è compito del cuore” (n. 28).
Ritrovare “il centro unificatore”
“Nell’era dell’intelligenza artificiale, non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore”. Un passaggio, poi, ha suscitato particolare interesse: riguarda la citazione dei panzerotti, con cui il Papa rievoca ricordi di semplicità e affetto familiare, come il gesto di sigillare i panzerotti con la forchetta: evocativo di quei momenti quotidiani che “non potranno mai stare tra gli algoritmi”. Francesco ricorda che questi piccoli gesti di cura sono l’essenza di un amore che nessuna intelligenza artificiale potrà replicare (n. 20).
Di fronte alla concezione “smart” dell’esistenza, che oggi sembra dominare la vita di tanti, Francesco invita a ritrovare “il centro unificatore, che dà senso a quello che viviamo, il cuore”. È il cuore “che unisce i frammenti” e rende possibile “qualsiasi legame autentico, perché una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo” (n. 17).
Un appello alla Chiesa
Quello di Papa Francesco è un appello alla Chiesa stessa per un ritorno al cuore, a fronte di “comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate, su varie proposte presentate come requisiti che, a volte, si pretende di imporre a tutti” (n. 88).
La conclusione del documento è una preghiera: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano, per tutti noi, fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo, fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì, ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto!” (220).
a cura di Clara Papìska
(Cfr. Presenza Cristiana 1/2025)
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