IL PESO DELLE FAMIGLIE DI ORIGINE

IL PESO DELLE FAMIGLIE DI ORIGINE

C’è un aspetto, a proposito della crisi di coppia, che viene poco considerato come una possibile causa scatenante: l’ingerenza del proprio sistema familiare di origine. Viene poco considerato perché non è facile stabilire dove finisca la collaborazione e incominci l’ingerenza, dove ad un’offerta di aiuto si sostituisca un sistema di controllo. La giovane coppia si trova ad affrontare non pochi problemi, soprattutto di ordine pratico, basterebbe pensare alla gestione di un neonato, per cui la richiesta di aiuto sorge spontanea. Anche la risposta di collaborazione delle famiglie il più delle volte è spontanea, ma non è facile dare collaborazione senza pretendere di dire la propria, di esercitare contemporaneamente un proprio potere.

La giovane coppia riflette poco sul fatto che se chiede ai propri genitori di prendersi cura dei bambini bisogna mettere in conto che i genitori possano pretendere di intervenire nella loro gestione. Spesso si continua a ragionare da figli, cioè da piccoli che possono chiedere senza dare, e si continua a considerare i genitori adulti che devono dare senza chiedere.

Tutto questo è motivo di possibili conflitti all’interno della giovane coppia, dal momento che si tratta di conciliare il bisogno di aiuto da parte dei propri genitori e la difesa dei propri spazi, ma soprattutto quelli del proprio partner.

C’è, però, un aspetto ancora più determinante, un aspetto non causato da ingerenze esterne, ma da quanto ognuno dei due partner si porta dentro come eredità della famiglia di origine.

Ogni famiglia si caratterizza per un proprio stile di vita: ruoli, funzioni, forme di pensiero, modalità di sentire e di esprimere, segreti, bugie, riti, mandati, e via dicendo. Alcune di queste cose si tramandano di generazioni in generazioni, passano dai genitori ai figli, dai nonni ai nipoti, diventando quelli che vengono definiti “miti familiari”.

I miti familiari

I miti familiari sono una eredità che possediamo quasi senza accorgercene, e che spesso attiviamo nei momenti di forte tensione, mettendo in scena la parte che ci è stata assegnata nella trama del nostro copione familiare. Pensiamo a un figlio che ha sempre rappresentato il salvatore del suo sistema familiare. Colui che manteneva salda la famiglia di fronte alle crisi, difficilmente perderà questa funzione nelle proprie relazioni future, con grande difficoltà a chiedere aiuto e ad accettare collaborazione. Oppure un figlio che è stato influenzato, nella propria famiglia di origine, dal “mito della trasparenza”, cioè dall’idea che non ci possano essere segreti tra familiari. Questo, da adulto, potrebbe avere difficoltà ad accettare gli spazi di autonomia dell’altro, sia partner che figlio. 

Ma miti diventano spesso anche alcuni riti da preservare, riti che caratterizzano momenti particolari della vita familiare e che vengono inseriti in un patto implicito fra i giovani sposi, mai dichiarato, sempre sotteso, ma non per questo meno determinante.

“Cara, quest’anno passeremo il Natale in montagna con i nostri amici che ci hanno invitato nella loro baita, così i bambini potranno finalmente vedere la neve”.

“Non se ne parla proprio, sai bene che per mio padre il Natale è la festa di famiglia e, come ogni anno, va passato tutti insieme a casa sua”.

“Ma passiamo insieme buona parte delle domeniche dell’anno”.

“Non insistere, papà è anziano e forse il prossimo anno potrebbe non essere più tra noi”.

Un simile squarcio di conversazione è molto comune all’interno delle giovani coppie e rappresenta proprio il legame che si crea intorno a consuetudini, usi, riti che finiscono col diventare dei veri e propri miti, che si tramandano nel tempo.

Per alcune famiglie anche la minima deviazione da una tradizione, da una consuetudine, può essere percepita come un tradimento o una minaccia di disgregazione familiare, e questo rischia di diventare un grosso ostacolo per una giovane coppia, soprattutto quando le richieste, di cui il mito è portatore, sono troppo rigide, basate, per esempio, sul mantenimento di ruoli stereotipati e inflessibili.

I limiti di questi miti

Questi miti finiscono, a volte, col costituire un’ingerenza patologica, difficile da risolvere, perché attiene a contesti familiari disequilibrati, consolidati nel tempo, condizionanti sia i genitori che i figli, e forse anche i nipoti. Sono più frequenti di quanto si possa pensare. A volte si confondono con le usanze e le tradizioni, ma se non si riesce a modificarli allora i fattori culturali sono soltanto un paravento.

In genere rispondono a esigenze omeostatiche della famiglia, sono cioè il collante sul quale la famiglia regge il proprio equilibrio precario, sono momenti sui quali i vari componenti costruiscono la propria identità, perpetuando il disequilibrio, dal momento che tale identità è costruita lontano dalla realtà.

Hanno funzioni difensive all’interno del proprio sistema familiare, perché tendono a evitare i conflitti, protettive all’esterno, perché controllano gli estranei. Sono spesso determinanti nella scelta del partner e nel mantenimento del ruolo assegnatogli. La famiglia di origine pretende che il figlio scelga tra la fedeltà alla famiglia di origine o alla sua nuova famiglia.

Sono positivi, quindi, quando contribuiscono a rafforzare una identità reale, ma sono negativi quando ne ingessano una fittizia. Se crolla il mito rischia di crollare anche il sistema e di infrangersi l’identità dei singoli. Ma soprattutto sono difficili da mantenere nella nuova coppia, soprattutto man mano che questa cresce e costruisce una propria autonomia. 

Famiglie invischiate

Tutto questo accade facilmente quando all’interno di un sistema familiare i ruoli non sono ben definiti, quando non si è sviluppato un processo di separazione/individuazione nei confronti dei genitori. Il rapporto di complicità, che spesso si instaura fra il figlio e uno dei due genitori, in contrasto con l’altro, si riporta all’interno della nuova famiglia diventando ingerenza.

Il genitore complice diventa il deus ex machina del nuovo sistema familiare, il partner non solo è escluso, ma è incolpato di inadempienza, che giustifica l’intromissione del genitore complice. L’altro genitore a volte si allea col partner del figlio, ma spesso cerca di includersi nel gioco per recuperare visibilità, pronto a lamentarsi. Come fa anche il partner che in genere accetta anche lui il gioco pronto, anche lui, a lamentarsi.

La ricerca di un equilibrio

È importante mantenere il legame con le proprie radici per le conferme delle proprie identità, per una equilibrata gestione delle dinamiche emozionali, per la ricchezza di modelli di riferimento per i bambini, ma è ugualmente fondamentale procedere ad un’opera di differenziazione.

I progetti e i desideri del singolo individuo possono, per vari motivi, sottostare al potere esercitato dalle aspettative familiari, in modo più o meno consapevole, ma bisogna cercare di avere presente l’intensità di questa pressione, che può variare da famiglia a famiglia, ma soprattutto il peso di lealtà che le famiglie di origine si aspettano dalla generazione successiva. Questa non può mai essere tale da danneggiare, se non distruggere, gli equilibri del nuovo sistema familiare.

I miti familiari vanno vissuti come strutture dinamiche e flessibili, che mutano nel tempo, vanno vissuti come una storia narrata a più voci e in diverse epoche. Una storia viva, quindi, che mentre viene conservata, narrata e tramandata con orgoglio, va anche aggiornata, arricchendola con la propria esperienza di uomini del proprio tempo, che si muovono nel proprio oggi, all’interno del proprio sistema familiare. Senza paura di omettere, modificare, aggiungere, arricchendo la propria storia di elementi nuovi e preziosi. 

                                                                                                di Antonio Gentile

(cfr Presenza Cristiana 2025/4)

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