Proposta di omelia per la Dedicazione della Basilica Lateranense (domenica 9 novembre 2025)

Proposta di omelia per la Dedicazione della Basilica Lateranense (domenica 9 novembre 2025)

IL TEMPIO … QUALE TEMPIO?

(Ez 47,1-2.8-9.12; 1Cor 3,9-11.16-17; Gv 2,13-22  )

Quando l’imperatore romano Costantino si convertì alla religione cristiana, verso il 312, donò al papa Milziade il palazzo del Laterano, che egli aveva fatto costruire sul Celio per sua moglie Fausta diventando così l’abitazione ufficiale del Papa. La basilica adiacente consacrata dal papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santo Salvatore, fu la prima cattedrale del mondo ad essere pubblicamente consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano. Per più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici. Semidistrutta dagli incendi, dalle guerre e dall’abbandono, venne ricostruita sotto il pontificato di Benedetto XIII e venne di nuovo consacrata nel 1726. Le Chiese di tutto il mondo, unendosi oggi alla Chiesa di Roma, le riconoscono la «presidenza nella carità» di cui parlava già sant’Ignazio di Antiochia.

Il Cenacolo, le basiliche paleocristiane, le cattedrali del Medioevo, gli edifici sacri del rinascimento o del barocco, le architetture religiose moderne sono sempre espressioni dell’uomo: in ogni tempo la comunità ha proiettato nella struttura dei suoi edifici l’immagine di sé; e non le sono mai mancate le pietre vive per la costruzione del tempio reale dove risuona un forte monito a cercare, contro ogni spinta personalistica e disintegrante,  quella comunità e quella comunione per poter operare in una sincera e costante solidarietà nella storia mossi da una fede e da una carità che generino e attestino la speranza.

 

Prima lettura: «Mi condusse poi all’ingresso del tempio» (Ez 47,1)

Il brano fa parte di una sezione profetico-escatologica (= discorso sulle “ultime cose”). La manifestazione della gloria di Dio sulla terra, in mezzo al suo popolo, in mezzo al tempio, inteso come perno centrale vivifi­cante, raggiunge in questa visione poetica del torrente ricco di acque la sua espressione più alta.

Nella nuova era, le condizioni di vita saranno come al principio della creazione e senza possibilità di tornare indie­tro. La natura sarà trasformata dalla presenza della gloria di Dio in mezzo a Israele.

I quattro fiumi del pa­radiso terrestre sono ora un unico torrente che sgorga dall’ingresso del tempio e di­scendendo dal lato de­stro fino al torrente Cedron, pic­colissimo corso d’acqua, lo riempie fino al punto da tra­sformarlo in un grande torrente di acque non attraversabile, che andranno a fertilizzare i campi fino al mar Morto, do­ve le sue acque si trasformeranno in acque dolci rendendo possibile la vita degli animali: quel torrente sarebbe stato un generatore di vita e di vita continua, crescente, inva­dente, comunicata.

 

Seconda lettura: «Non sapete che siete tempio di Dio? » (1Cor 3,16)

Il criterio per riconoscete se una comunità di credenti è veramente tale emerge dal superamento del «culto della personalità»: purtroppo la comunità di Corinto è andata creandosi i suoi idoli e i suoi fans “… io sono di Paolo…io sono di Apollo…” si stava arrivando alla creazione di capi umani, che oscuravano il grande protago­nista che è Dio.

La costruzione della Chiesa è avvenuta per l’impulso di quella misteriosa dinamica divina ma anche con il contributo degli uomini. In questo contesto Paolo passa a uno dei grandi scandali del cristia­ne­simo: non sono necessari i «templi» in cui rinchiu­dere Dio: il vero tempio di Dio è la stessa comunità umana.

Questo distacco dai luoghi fissi del culto fu conservato dai cristiani per lungo tempo. Poi si tornò a rifugiarsi nei templi. Ed è curioso osservare che la costruzione dei grandi templi coincide con i periodi in cui la Chiesa o è essa stessa potere civile o ne è intimamente contaminata.

Un tempio puramente umano, costi­tuito da veri credenti, è una sede di Dio abbastanza pericolosa per i poteri di questo mondo. La comunità cristiana non deve legarsi a nessuno e a nulla: così, potrà conservare quell’atteggiamento critico di fronte a tutte le realtà terrene, delle quali dovrà mostrare la relativizzazione per opporsi al pericolo di divinizzare i «dominatori di questo mondo».

 

Vangelo: «Trovò nel tempio gente che ven­deva buoi, pecore e colombe» (Gv 2,14)

Gesù e il tempio. Le grandi dispute tra Gesù e i giudei avvengono sempre nel tempio; in questo luogo Gesù pronuncia le sue denunce sostanziali; il suo compito è di condurre il popolo fuori dal tempio (2,15; 10,4). Infatti Gesù viene condannato perché rappresenta un pericolo per il tempio e per il popolo.

Gesù va a Gerusalemme in occasione della Pasqua dei Giudei: è un’occasione clamorosa per manifestar­si in pubblico e per rivelare a tutti che egli è il messia. In quella festa Gerusalemme è piena di pellegrini venuti da ogni parte e quindi il suo operato avrebbe avuto un effetto risonante in tutta la Pa­lestina.

Arrivato a Gerusalemme viene subito collocato nel tempio dove sono all’azione diversi tipi di venditori e cambiavalute: l’incontro nel Tempio non è con persone che cercano Dio ma con i commer­cianti del sacro (l’importo per aprire delle bancherelle di vendita – licenza di vendita – veniva versato al sommo sacerdote). Gesù sceglie questa occasione (la pasqua), questo luogo (il tempio) per dare un se­gno.

 

Conclusione (vedi Lectio)

Dal tempio di Gerusalemme alla festa liturgica odierna … della dedicazione della Basilica Lateranense alle nostre Chiese… ai nostri santuari… questi sono:

  • L’orecchio aperto di Dio: ogni giorno per tutto l’anno sono aperti i confessionali: Quando nessuno ci vuole più ascoltare qui si trova sempre qualcuno.
  • Qui l’individuo, davanti a Dio rappresentato da un po­vero prete, può davvero prendere la parola e iniziare un dialogo.
  • Un confessionale occupato in una Chiesa vuota può essere il simbolo più toccante della presenza di Dio che aspetta: i confessionali come l’orecchio aperto di Dio
  • Le nostre chiese come il cuore aperto di Dio … come le mani aperte e tese di Dio .

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