Madagascar

MISSIONE MADAGASCAR

 

I Dehoniani e l’evangelizzazione

La vocazione missionaria è stata, fin dai primordi della congregazione, la caratteristica dei PP. Dehoniani. Costoro si distinsero prima in Equador (1888-1898), da cui furono espulsi ad opera del governo massonico, e poi nell’ex Congo Belga (1897). In quest’ultima regione i Dehoniani, di varie nazioni, tra cui anche Italiani, hanno  conosciuto  pagine  difficili  nella  loro  storia rappresentata dall’uccisione di 28 religiosi che nel 1964, durante la rivoluzione dei Simba, hanno dato la vita per la propria gente. Le morti avvennero nel mese di novembre: dal 3 al 27.

I Dehoniani italiani, nello specifico, già nel 1947 avviarono progetti missionari in Mozambico, ancora colonia portoghese, e in Argentina.

 

Il Madagascar: una missione di laici e religiosi insieme

A Napoli, centro della presenza dehoniana del Sud Italia, un Dehoniano, padre Giusto Pala, aveva creato un Organismo di Volontariato Internazionale: “Laici Terzo Mondo” con ampi progetti di sviluppo sociale. La Provvidenza fece incontrare i responsabili di questo organismo con un sacerdote dell’ordine dei Trinitari, missionario in Madagascar: Mons. Francesco Vollaro, Vescovo di Ambatondrazaka. Fu una visita in Madagascar del padre Giusto Pala che fece scattare subito quel feeling che giaceva sotto la cenere. Il Vescovo fu felicissimo di avere dei laici con un progetto sociale; ma, nella concretezza, gradiva che questi laici fossero accompagnati da un sacerdote dehoniano. Era l’occasione per avviare un’attività missionaria non esclusivamente gestita da preti, ma da una equipe in cui c’era anche il prete insieme con vari tecnici laici che avevano a cuore lo sviluppo sociale, medico e professionale di quelle aree: un impegno oneroso e gravoso per i Dehoniani del Centro-Sud Italia.

Nel novembre 1974 partì il primo missionario: padre Nicola Giampietro, 31 anni, pugliese, originario di Conversano (BA) e sacerdote da appena 4 anni. Nel 1975 si aggiunsero altri tre missionari dehoniani e nel 1982 si unirono anche dei missionari dehoniani portoghesi. Negli anni seguenti altri Dehoniani italiani e portoghesi arrivarono in Madagascar fino a raggiungere il numero di 11 per ciascun gruppo.

In Madagascar il lavoro del missionario dehoniano è principalmente a servizio della Chiesa locale, e soltanto in un secondo momento a favore del proprio istituto. Infatti hanno dovuto attendere oltre sette anni prima di iniziare in loco quell’attività vocazionale che facesse prevedere, in un immediato futuro, un certo ricambio di personale nell’attività apostolica.

Oggi dei primi missionari stranieri alcuni sono tornati in cielo, altri sono rientrati in patria o ripartiti come missionari in altre nazioni, ma i Dehoniani malgasci stanno crescendo. Attualmente I religiosi malgasci sono 60, di cui sacerdoti 25.

 

L’attività dei dehoniani in Madagascar

Nei distretti missionari attualmente, oltre al lavoro strettamente religioso nelle varie “cappelle” ubicate ai margini della foresta e nei numerosi villaggi, i Padri Dehoniani si occupano di una scuola di falegnameria, guidata da fratel Filippo Buti, dove i giovani del luogo, attraverso un corso pratico della durata di tre anni, apprendono un mestiere utile per la vita. Della durata di tre anni è anche il corso di taglio e cucito, frequentato da oltre un centinaio di ragazze. Quest’attività sociale fu iniziata da una decina di volontari-laici italiani che si sono succeduti in nove anni di collaborazione con la comunità missionaria dehoniana. Ma il “fiore all’occhiello” rimane la fondazione di un proprio ateneo universitario.

Dopo anni di riflessione, di contatti, di incontri, è nata in alcuni Padri Dehoniani, residenti in Madagascar, l’idea della fondazione di un Ateneo universitario per dare la possibilità anche ai figli dei più poveri di potersi avvicinare alla cultura e alla scienza: i soli veicoli per cambiare la struttura interna della società e di un Paese. Bisogna consolidare il proprio pensiero, formarsi una coscienza reale intorno alle problematiche del luogo dove si vive, fortificare una propria personalità intellettualmente critica, crearsi un’etica sociale, dando la priorità al bene comune, scardinando i tentacoli della piovra dell’interesse e dell’egoismo. Nasce così l’Athénée Saint Joseph di Antsirabe, attualmente gemellata con vari centri universitari del mondo, a cui è seguita, nel 2018, una seconda sede ad Antsohihy, nel Nord-ovest del Madagascar.

L’Università già da alcuni anni ha superato i 1500 studenti, ripartiti in: Economia e Commercio, Informatica, Scienze della Terra, Scienze Agronomiche, Diritto Privato, Diritto Processuale, Tessile e Abbigliamento.

 

Tananarive:  la presenza nella capitale.

Nel 1992 a Tananarive, capitale del Madagascar, è stata affidata ai Dehoniani la parrocchia “Nostra Signora di Fatima”. Qui, per dare sviluppo al quartiere, accanto all’attività liturgica e catechetica, nel susseguirsi degli anni, è stato istituito un complesso scolastico dalla scuola materna fino al liceo, frequentato oggi da oltre 1600 ragazzi; così come a Fianarantsoa, accanto al seminario minore dei Dehoniani è stato fondato il collegio “Leone Dehon” per venire incontro alla richiesta scolastica della popolazione circostante.

 

Una parrocchia mineraria

Nel 2011 il primo vescovo della diocesi di Moramanga, il Dehoniano mons. Gaetano Di Pierro, ha affidato ai suoi confratelli la parrocchia San Giovanni Evangelista. Fin dall’inizio Il Vescovo ha voluto che accanto alla parrocchia ci fosse un centro sociale per i lavoratori delle vicine miniere e per la gente del luogo. Purtroppo per i minatori sono stati fatti molti tentativi con pochi esiti. Infatti le multinazionali che gestiscono le miniere non lasciano molta libertà organizzativa e di movimento ai propri lavoratori. Tuttavia per il territorio, il centro sociale costituisce una ricchezza con la varietà di servizi offerti come il dopo-scuola per ragazzi delle scuole elementari, i corsi d’informatica per i giovani delle medie e del liceo, la presenza di una ricca  biblioteca, una scuola di taglio e cucito per le ragazze e le giovani mamme, dei corsi di allevamento e agricoltura frequentati da oltre 150 famiglie dei villaggi vicini. È interessante annotare come in quest’ultima attività, alle famiglie che completano il corso, viene anche affidato un piccolo incentivo: si tratta di un maiale, delle galline o delle sementi, che costituiscono una sollecitazione per iniziare una piccola attività; questa incentivazione verrà restituita alla fine di un anno.